Chiudere il cerchio in un luogo dove i circuiti hanno smesso di aprirsi e richiudersi.
È una della zone a cui siamo più affezionati e, a pochi passi dal villaggio di Santa Chiara, quasi di fronte alla postazione di difesa e a una manciata di chilometri dalla casa del capocentrale della diga, una sottostazione di trasformazione elettrica che probabilmente conclude il cerchio, o forse è proprio quella che lo apre.
Il paesaggio sonoro è quello del rumore bianco di sottofondo della centrale nuova di fianco a questa, con un’area di un ettaro e mezzo di impianti fotovoltaici. Ogni tanto delle raffiche di vento fanno muovere le veneziane. Le pareti fanno pensare a una pelle bianca, cadaverica, con tante cicatrici lasciate spogliandola di ferro, isolatori elettrica in ceramica e cavi. Un cadavere con i segni di un’autopsia.
La struttura, per quanto scarna e scarnificata, ha alcuni elementi degni d’attenzione. Sicuramente la misteriosa e inaspettata presenza di un primitivo disegno di un cavallo su una parete che rimanda alle pitture preistoriche nelle grotte, come se i piani temporali si fossero confusi, forse grazie alla magia dell’elettricità, e questo luogo fosse già frequentato 20mila anni fa, quando la stazione elettrica non era ancora stata costruita, in un tipico caso di delay.
Poi la cornetta di un vecchio telefono spaccata a metà: un atto simbolico dai molteplici significati, sicuramente utile come indizio per la nostra indagine. Tra gli altri elementi manuali tecnici, cumuli di faldoni e molte indicazioni su come comportarsi in caso di incidenti, incendi o in caso di persone folgorate da scariche elettriche.
Scopriamo, grazie a uno dei tanti cartelli, che è “l’azione immediata è indispensabile quando la folgorazione compromette l’attività della respirazione e del cuore; se il colpito non viene soccorso entro 3 o 4 minuti, può subire conseguenze irreparabili”. Addirittura viene specificato in maiuscolo di NON RITARDARE IL SOCCORSO NEPPURE PER CHIAMARE IL MEDICO. Allo stesso tempo “accertarsi che il folgorato non sia ancora in contatto con parti in tensione”, per ovvi motivi.
Pannelli di controllo, prese, griglie, ovviamente i cessi. Altrove un fico d’India che se ne frega di tutto e cresce inspiegabilmente tra le piastrelle infilandosi tra le ringhiere. E poi una grande e misteriosa stanza con tante bizzarre plafoniere sul soffitto e una lavagna su una parete, il tipico luogo dove sembra che avvenisse qualcosa. Per il resto il bianco e il vuoto. La corrente è stata staccata, le nuove strutture hanno sostituito questa vecchia, ma l’eco, in qualche modo, è rimasta.
Dove si trova: sulla strada per il villaggio di Santa Chiara, Ula Tirso. Accesso sconsigliato, vietato, proibito, interdetto, impossibile, inimmaginabile, impensabile, inammissibile! Google Maps.