Il monumentale Cantiere Sanna di Montevecchio. Nascosto in una vallata, si estende su più livelli e qua per oltre un secolo hanno lavorato e sofferto migliaia di persone. Oggi è un gigante silenzioso.
Forse è la parte meno conosciuta dei cantieri minerari di Montevecchio, almeno dai profani. Perché questa miniera del cosiddetto cantiere di Ponente è un gigante nascosto, sotto la strada che da Montevecchio porta a Ingurtosu, in una vallata verde e silenziosa dove il territorio porta ancora tutte le cicatrici di secoli di trasformazione.
Si intravedono ancora i resti della prima laveria del 1868, poi tutte le strutture successive, dei primi decenni del ‘900 e quelle principali terminate nel 1936. La sala argano, le officine, gli uffici, l’autorimessa, l’infermeria, la stazione d’arrivo della teleferica, gli impianti di recupero delle acque della laveria. Si tratta di una delle più grosse miniere del sud-ovest sardo, con i suoi 300 metri di pozzo e una intricata rete di gallerie e pozzi estesa per oltre 10 chilometri.
Prese il nome del fondatore di Montevecchio, Giovanni Antonio Sanna. Nel suo periodo di maggiore attività dava lavoro a 450 operai e andò avanti per circa un secolo, fino alle fine degli anni ’80. Si estraevano piombo e galena.
Oggi è un monumentale spettro di ferro e cemento, costruiti su più livelli, lungo il pendio della collina, impressionante da esplorare. Vi regna il silenzio, ma se si guardano i macchinari si può intuire il rumore infernale che doveva regnare in questo gigantesco complesso.
In alcuni punti la natura si riprende i suoi spazi, si formano piccoli laghetti, piante che crescono, il cemento che piano piano scompare lasciando intravedere solo l’anima in ferro.
All’interno i macchinari della frantumazione, i laboratori, le postazioni dove lavorano gli operai e i canti carrelli minerari che attraversavano le gallerie per portare il materiale sono sì consumati dal tempo, ma sembrano come appena abbandonati. Sullo sfondo, in alto, si vede l’albergo Sartori.
Un po’ più avanti, oltre il cantiere Sanna, troviamo il cantiere Atzuni (o Azuni), tristemente ricordato per la tragedia del 1871, quando 11 donne e bambine morirono mentre dormivano a causa del crollo di un serbatoio. Capitava infatti che le donne, utilizzate sempre come cernitrici, a volte – dopo lunghi e massacranti turni di lavoro – restassero a dormire nel cantiere.
Quel pomeriggio del 4 maggio 1871, mentre dormivano, il grosso serbatoio d’acqua si ruppe, sfondò il tetto del dormitorio crollando su una trentina di operai. Tra le undici morte diverse erano bambine, otto avevano meno di 15 anni. La più piccola, Anna, aveva solo 11 anni.
Dove si trova: cantiere di Ponente di Montevecchio, nella vallata lungo la strada tra Montevecchio e Ingurtosu, oltre l’albergo Sartori. L’edificio è pericolante e si sconsiglia l’accesso. Wikimapia.