Un grosso ospedale militare abbandonato dove meno ci si aspetta
NOTA: sotto trovate sia le foto del 2012 sia le foto del 2022, dieci anni dopo.
Si tratta di un grosso complesso abbandonato, che si sviluppa su tre piani, recintato (l’accesso è vietato) e nascosto dalla vegetazione. In passato – presumibilmente fino agli anni ’80 – era presidio del corpo militare della Croce Rossa Italiana, nello specifico sede del 5° Centro Operativo Emergenza Deposito Addestramento Militare.
Non sappiamo con esattezza da quanto tempo sia stato abbandonato, ma parte della struttura è in buone condizioni e al suo interno è possibile trovare numerose testimonianze di quella che doveva essere la vita di chi ci lavorava.
Oltre all’arredamento militare e ospedaliero, ci sono numerose tracce di vita quotidiana delle persone che vivevano e lavoravano lì, la zona mensa, la cappella, le camere, la sala giochi, la zona cinema e molto altro. Ricordiamo che l’accesso è vietato.
Dove si trova: non lontano dalla strada che porta a San Leonardo de Siete Fuentes, comune di Santu Lussurgiu, pochi metri prima del piccolo borgo. L’accesso è vietato. Google Maps
Foto 2012
Ospedale San Leonardo, 10 anni dopo…
Nell’estate 2012 iniziammo a pubblicare e condividere alcune esplorazioni di luoghi abbandonati. Nel mese di settembre (per la precisione il 18 settembre 2012) nacque il sito ufficiale sardegnaabbandonata.it, quello dove siete ora. Prima gli articoli – poche righe e poche foto – venivano pubblicati altrove. Il primo posto pubblicato è stato Gairo vecchio, ma uno dei primi posti esplorati con l’intento poi di condividere l’esplorazione sul web è stato l’ospedale di San Leonardo.
(Naturalmente avevamo già visitato luoghi abbandonati, ma non li avevamo condivisi. In alcuni posti siamo tornati, in altri no; per questo, siccome il sito ha 10 anni, molte schede oggi appaiono “vecchie”: è praticamente impossibile per noi stare dietro a tutti i posti e aggiornare sempre le schede come in questo caso. Beh se fate delle donazioni forse è possibile, ma al momento accontentiamoci di questa!)
Visto in estate, l’ospedale lo pubblicammo nell’ottobre del 2012. Già all’epoca c’era chi ci diceva che “MA COSI’ RIVELATE DOVE SI TROVANO I POSTI ABBANDONATI!!!” e già all’epoca la cosa ci faceva sorridere. Era un posto noto, almeno nella zona di Oristano. Ricordiamo che fin da bambini, quando si facevano pic nic con la famiglia, gite di pasquetta, merende e cose così, prima o dopo il pranzo, ovviamente non visti dai genitori, si visitava l’albergo ESIT e – i più temerari – anche l’ospedale.
Insomma, parliamo di un posto noto letteralmente AI BAMBINI della zona, quindi quando lo divulgammo online ricevendo l’accusa di rilevare la posizione dell’Area 51 (che si conosce, è qua) ci facemmo qualche risata, diciamo la verità. Detto ciò, dieci anni dopo ci siamo tornati. Come cambia un posto abbandonato? Beh, cambia. Dieci anni sono abbastanza per osservare alcune mutazioni.
L’atmosfera è sempre quella, ma il luogo sembra sempre uguale e allo stesso tempo un po’ diverso.
La prima cosa che si nota è sicuramente che è aumentata molto la frequentazione umana: mancano molti oggetti presenti dieci anni fa e ci sono tantissime tracce di set fotografici. Oggetti messi in un certo modo per essere fotografati meglio e poi essere pubblicati su Instagram, nuove scritte sui muri, nuove svastiche disegnate male (a proposito: stiamo seriamente prendendo in considerazione l’idea di fare un corso per disegnare la svastica, così, visto che proprio la dovete fare, almeno la disegnate come si deve!), numerose tracce di numerosi passaggi di esseri umani.
Una cosa di sicuro si nota: il frigorifero si è arrugginito un po’, ma neanche tanto:
E poi i vetri rotti: c’erano due sale caratterizzate da vetrate gialle, ma in una i vetri sono ormai quasi tutti rotti. Alcune cose sono rimasti identiche in maniera inquietante, come se 10 anni non fossero passati. In alcuni punti l’ossidazione e l’avanzamento della vegetazione e delle muffe fa apparire evidente il tempo passato; in altri, al contrario, sembra che il tempo sia andato avanti più lentamente, come se ci fossero diverse linee temporali a seconda del punto della struttura dove ti trovi – e in un certo senso è così, dato che molto dipende dall’esposizione al sole, quindi il livello di umidità, la presenza o meno di apertura, il vento, l’acqua, ecc.
Interessanti i piccoli dettagli: ricordavamo un cassetto pieno di chiavi; il cassetto c’è ancora, ma le chiavi non ci sono più. Dove sono? Qualcuno le ha prese? Perché prenderle? Mistero. Materiale buono per la nostra Indagine. E ancora, qualche bel murales nuovo, uno in particolare nella cucina. E i rovi immensi che avvolgono ogni cosa esattamente come dieci anni fa: ecco, quelli non cambiano mai, così come gli alberi di fico che spuntano nei punti più impensabili.
Un dettaglio interessante, che abbiamo notato solo riguardando le foto: senza volerlo abbiamo rifatto molte foto identiche a quelle scattate 10 anni prima. Stessi soggetti, stessa inquadratura, forse addirittura stesso orario e quindi stessa luce. Unica differenza all’epoca facevamo foto brutte con la macchina fotografica, ora facciamo foto brutte con lo smartphone, ma a quanto pare il nostro sguardo è rimasto quello degli inizi.