Distruzione, creazione e ancora distruzione: un’eterna fornace brillante.
Le fornaci di laterizi di Ussana, conosciute in zona anche come “La ceramica”, nascono durante il boom economico nazionale degli anni ‘60.
La grande struttura nella campagna di Ussana ha chiuso i battenti verso la metà degli anni ’80, ma la sua storia è anche quella dei proprietari, i Picci: l’ascesa e la caduta di un piccolo impero economico che ebbe grande fortuna nel periodo di ricostruzione del dopoguerra. Ma la storia dei Picci ha radici più antiche.
A fine ‘800 Luigi Picci iniziò costruendo mattoni e tegole nella zona di Quartu Sant’Elena. Nel 1927 l’azienda passò al figlio Antonio che costruì le Fornaci, dove i mattoni venivano ancora fatti a mano. Nel decennio successivo vengono costruiti nuovi capannoni e il forno Hoffman.
Se durante la seconda guerra mondiale le attività dei Picci rallentano, subito dopo l’azienda conosce una crescita improvvisa. Infatti dopo quella terribile guerra la richiesta di mattoni aumentò a causa della distruzione bellica e della successiva ricostruzione. L’isola venne colpita da una serie di bombardamenti su città, porti e ferrovie.
In particolare quelli del 1943 colpirono duramente Cagliari, ma anche Olbia, Alghero e altrove. Tanta devastazione portò successivamente a un periodo particolarmente florido per l’edilizia. Il grande impianto dell’azienda Picci di Quartu non bastava più, erano necessarie altre cave e altri forni, e tra questi divenne fondamentale anche quello di Ussana. Attività che riprese quella della cava già esistente, che si dice appartenente a un leggendario Cavaliere Barbarossa; rossa come la cava e i laterizi, forse tutt’altro che un caso.
Oggi la grossa struttura nelle campagne di Ussana ricorda proprio quei palazzi distrutti dalle bombe. Non sono stati gli aerei a ridurla in macerie, ma il tempo. Così come i laterizi di vario tipo, la maggior parte interi, alcuni rotti o sbrecciati, ricordano i palazzoni bombardati.
Nel grosso capannone troviamo il forno Hoffman, una grande fornace circolare dove venivano cotti i mattoni: i tanti turnisti caricavano i laterizi crudi, mentre i fuochisti li prelevavano a fine cottura.
Davanti a qualche decina di metri, un edificio a tre piani, probabilmente uffici, magazzini e officine meccaniche. Sui muri i segni del tempo che sembra essersi fermato con dopo l’abbandono definitivo dell’attività negli anni ’80, scritte inneggianti soprattutto a Vasco Rossi, ma anche i Pink Floyd e Jimi Hendrix, tutti parti fondamentali dell’allora immaginario giovanile di provincia. Anche la street art, o i graffiti come erano chiamati allora, ha il tipico stile anni ’90 e del tempo che si è fermato.
La visita, in una grigia mattinata senza ombre, diventa ancora più surreale quando, nell’assoluto silenzio di questo enorme tempio industriale, rimbombano colpi di fucile. Poco dopo attraversa il capannone un cacciatore, come da cliché post-apocalittico. Un breve cenno di saluto, niente da dirci.
Qui una foto delle fornaci quando erano attive, probabilmente anni 60/70, dal gruppo Facebook “Memorie di Ussana”:
Dove si trova: nella campagna di Ussana (CA). Google Maps.