Una delle più imponenti testimonianze dell’archeologia industriale sulcitana
La centrale elettrica di Santa Caterina è uno dei monumenti di archeologia industriale del Sulcis. Nonostante si tratti di una struttura imponente, si può attraversare l’istmo che da San Giovanni Suergiu porta a Calasetta senza quasi notarla.
Eppure si tratta di una delle testimonianze più significative di quello che fu l’industrializzazione in Sardegna nella prima metà del Novecento. Entrò in funzione nel 1939 e rimase attiva fino al 1963 per essere chiusa nel 1965 (come testimoniano alcuni documenti al suo interno).
L’impianto utilizzava dei generatori di vapore per produrre l’energia elettrica che, durante la Seconda Guerra Mondiale, riforniva anche la città di Cagliari. Negli anni ’80 alcune strutture hanno ospitato una Stazione sperimentale per le ricerche sugli isolamenti con inquinamento di tipo salino dell’ENEL, ma poi la centrale è stata definitivamente abbandonata.
Al suo interno è di particolare interesse la stanza con il quadro comandi e i pannelli di controllo dove si gestiva il funzionamento della centrale. Maggiori informazioni sulla storia della Centrale elettrica di Santa Caterina si trovano nel sito del Parco Geominerario. Al momento l’area è recintata, porte e finestre sono murate e l’accesso è vietato
Dove si trova: sulla Strada Statale 126, a settentrione dell’istmo che collega Sant’Antioco (SU) alla Sardegna. L’accesso è vietato. Google Maps, TRIPinVIEW