Una caserma abbandonata in mezzo al nulla: un presidio dei carabinieri a cavallo contro il banditismo, in attesa di un conflitto che forse non è mai arrivato
Appare all’improvviso appena il sentiero lascia un rado bosco di lecci. Imponente, massiccia, sembra una fortezza dove ancora ci sono uomini asserragliati in attesa di un imminente attacco che mai ci sarà. E non può non venire in mente il tenente Giovanni Drogo in servizio alla caserma Bastiani nel romanzo “Il deserto dei tartari” di Buzzati.
E’ l’ex caserma dei Carabinieri a cavallo di Lochele. Si trova nel territorio del Comune di Sorradile, anche se il centro più vicino è Sedilo, a circa quindici chilometri. Intorno, poco o niente.
La caserma, quasi un fortino, fu costruita negli anni Venti del secolo scorso come presidio di questa vasta area quasi disabitata e frequentata solo dai pastori dediti alla transumanza, e venne dismessa intorno alla prima metà degli anni Ottanta. Questo territorio era soggetto a passaggi di briganti e latitanti che utilizzavano i passi poco frequentati per spostarsi da una regione all’altra della Sardegna senza essere intercettati.
All’interno c’erano un maresciallo al comando di cinque o sei uomini, più una persona di servizio che si occupava delle pulizie.
La struttura si trova isolata al centro di una radura leggermente rilevata ed è circondata da un alto muro di cinta rinforzato da robusti pilastri. Un grande portale di ferro completamente arrugginito, dotato di un piccolo spioncino, conduce al cortile interno dove oggi trovano ricovero alcune pecore.
La caserma vera e propria si trova all’interno del cortile ed è formata da un corpo principale a due piani con copertura a padiglione e da un corpo secondario, più basso, destinato a scuderia per il ricovero dei cavalli.
L’edificio ha uno zoccolo in pietra realizzato in trachite locale. La restante parte del muro è intonacata a calce con le finestre incorniciate alla sommità da un architrave. Si accede attraverso alcuni scalini in pietra.
All’interno si può intuire quella che era la vita di quel pugno di carabinieri a cavallo a presidio di quell’avamposto. Nell’arco del corridoio d’ingresso campeggia il motto “col cuore oltre l’ostacolo” sormontato dal simbolo con la fiamma dei Carabinieri, risalente al Ventennio. Sulla parete accanto un’altra scritta: “si Deus cherede e sos carabineris [du permittinti] ” (se Dio vuole e i carabinieri lo permettono, la seconda parte della frase si lascia intuire).
Superato il breve corridoio si accede all’atrio centrale di doppia altezza illuminato da un lucernario sul tetto a padiglione. Da alcune fratture passano decine di piccioni che hanno imbrattato lo spazio centrale dove probabilmente prima di una uscita in campagna si radunavano i carabinieri.
Sulla destra si trova quella che doveva essere la sala mensa, con un’apertura passavivande che la metteva in contatto diretto con la cucina. Quest’ultima è rivestita di mattonelle bianche con un grande camino ad angolo. Ancora una piccola e stretta latrina e alcune stanze con dipinte alcune immagini, tra le quali si fa notare ancora oggi quella di un carabiniere.
Attraverso una scala in legno con balaustra in ferro si accede al ballatoio, che si affaccia nella sala sottostante. Nel piano superiore vi sono le camerate come indicato da un cartello posto all’inizio delle scale.
Le scuderie addossate al corpo caserma hanno incastrate alla parete le mangiatoie in pietra trachitica. All’interno del cortile della caserma si trova una cisterna scavata nella roccia con l’imboccatura in pietra. Il cavallo, in queste regioni, all’epoca decisamente mal servite da strade carrabili, costituiva il mezzo di trasporto più efficace se non l’unico.
Nella relazione storico-artistica della Sovraintendenza Belle Arti e Paesaggio per le provincie di Cagliari e Oristano si legge che:
“…tutto il compendio, pur in non buone condizioni di conservazione, presenta interesse culturale ai sensi del D.Lgs. 42/2004 in quanto testimonianza di un periodo storico della Sardegna caratterizzato dalla lotta contro il brigantaggio (Banditismo Sardo), estremamente diffuso in queste contrade isolate e contro il quale i presidi dei Carabinieri costituivano l’unico baluardo per contrastare il fenomeno”. “Il bene, inoltre, riveste un certo interesse come testimonianza della tipologia architettonica in uso nelle caserme militari del Ventennio e, pertanto se ne ritiene più che motivato il formale riconoscimento di interesse culturale ai sensi del citato decreto”.
Tutti i vani di questa storica caserma sono oggi un ricettacolo di rifiuti, di letti e materassi sporchi e laceri, scheletri di divani, tracce di una permanenza forse abbastanza recente di chi ha occupato quel luogo testimone di un passato fatto di una vita dura, di sacrifici e , forse, di paura. Anche se, ci dicono, i carabinieri conoscevano i pastori della zona e non ci sono notizie di scontri o contrasti. Su diversi punti dei muri ci sono segni di colpi di fucile, è vero, ma è probabile che siano opera di qualche cacciatore più che di un assalto di banditi.
Tra le solite decine di scarpe, bottiglie, calendari che fissano date a noi sconosciute e rifiuti vari impastati di fango e sterco, ci prende un po’ di malinconia e dunque usciamo con il belare delle pecore intimorite dalla nostra presenza.
Dove si trova: è abbastanza isolata, nella campagna di Lochele, tra Sedilo e Sorradile. La strada più vicina è la SP84. Google Maps.