Travolti da un insolito destino nell’azzurro mare di Caprera
Spesso girano tante leggende intorno ai posti abbandonati, ancora di più quando si tratta di ville. Fantasmi, morti, misteriose presenze o semplici dicerie gettano un’aura di inquietudine che aleggia su questi luoghi, sia per la suggestione dovuta a fantasie popolari, sia per una sottile ma non trascurabile sensazione di paura ancestrale che trasmettono.
Lo staff di Sardegna Abbandonata, noto simpatizzante del CICAP, ha comunque un cuore e, pur rifuggendo da ectoplasmi o leggende metropolitane, non resta insensibile al cosiddetto fascino dell’ignoto, più che altro per il gusto dell’assurdo.
Stavolta, tuttavia, non si parla di fantasmi ma di storie d’amore tra illustri personaggi storici. Ci è comunque impossibile rimanere con i piedi per terra, se non altro perché per raggiungere la nostra destinazione dobbiamo necessariamente prendere il battello e attraversare il braccio di mare che ci separa dall’isola di La Maddalena.
Stretta in un improbabile contrasto fra un mare da sogno e un depuratore, nel Passo della Moneta, punto di transito per la vicina Caprera, si trova una villetta ottocentesca che per anni ha alimentato leggende, dicerie e ammiccanti pettegolezzi vintage.
Torniamo un po’ indietro: prima di essere invaso dai turisti, l’Arcipelago di La Maddalena, una manciata di isole a poche bracciate dalla Costa Smeralda, è stato un piccolo crocevia della Storia. Per la sua posizione strategica ha richiamato Eserciti e Marine Militari di mezzo mondo: Savoia, inglesi, francesi, tedeschi e infine statunitensi, oltre a una folta schiera di personalità tra cui Horatio Nelson e Giuseppe Garibaldi, quest’ultimo notoriamente ritiratosi nell’isola di Caprera.
In questo convulso vortice di eventi, i volti noti dell’epoca si intrecciano con quelli meno noti. Oltre a uomini d’arme, nell’Ottocento l’Arcipelago ha attratto a sé parecchi esponenti della classe agiata britannica, tra cui James Phillips Webber, Daniel Roberts e Maria Esperance von Schwartz, per periodi più o meno lunghi.
Nella discrezione di questa piccola ma influente comunità di immigrati, ricca di personalità originali ma spesso tendenti all’eremitaggio, hanno lasciato il segno anche i coniugi Collins: sbarcati intorno al 1832, Richard ed Emma Claire Collins si stabilirono inizialmente in una cadente casupola del centro di La Maddalena, quindi, pochi anni più tardi, comprarono un terreno a Punta Moneta, di fronte all’isola di Caprera, costruendo uno spartano villino in stile moresco. Dieci anni dopo il loro arrivo, acquisirono inoltre numerosi terreni demaniali proprio a Caprera.
Furono una coppia anomala per le rigide convenzioni dell’epoca, con tutti i connotati della classica fuga d’amore: lei giovane rampolla di una casa nobiliare, dai modi gentili e dedita alla floricoltura, lui rozzo scudiero, alcolizzato, silenzioso e patito di caccia, pesca e agricoltura. Caratterizzati da una forte riservatezza, non ebbero mai figli e, nonostante le differenze caratteriali, vivevano in silenziosa simbiosi e rifiutarono garbatamente di assumere domestici, giardinieri o contadini. Addirittura “pare che per vent’anni nessuno abbia visto la signora Collins per le strade di La Maddalena”. Appartata di fronte al mare e lontana dal centro abitato, casa Collins con suoi due proprietari venne inizialmente risparmiata dai pettegolezzi popolari.
Nel 1855 Giuseppe Garibaldi, già vedovo, si stabilì a Caprera, prendendo possesso di terreni confinanti con quelli dei Collins, e non mancarono i diverbi con Richard per questioni legate al bestiame. Mentre i rapporti tra lui e l’Eroe dei Due Mondi si incrinarono rapidamente, Emma mantenne sempre buone relazioni con quest’ultimo. Nove anni più tardi, nel 1864, Emma rimase anche lei vedova, mantenendosi devota al marito al punto di murare la sua bara all’interno della villa. Passò gli ultimi anni della sua vita in assoluta ma dignitosa solitudine, rotta solo da frequenti lettere d’amicizia con Garibaldi e dall’aiuto a lui stesso prestato nel 1867, quando lo supportò nella rocambolesca e temporanea fuga da Caprera aiutandolo nella breve traversata del braccio di mare e ospitandolo proprio a casa Collins per una notte. Morì nel 1868 e venne sepolta nel piccolo cimitero del paese. Le spoglie del marito la raggiungeranno dopo diversi anni, quando lo Stato si riappropriò di terreni e villa, traslandole nella tomba della moglie.
Da allora la casa è stata abbandonata a sé stessa, circondata da ben poco gloriosi mezzi pesanti, rifiuti urbani e un’isola ecologica. L’interno è chiuso e inaccessibile, verosimilmente svuotato dalla “biblioteca molto ben fornita e un caminetto per l’inverno” che a quanto pare custodiva. Gli unici ambienti esplorabili, piccoli ma sufficienti a farci respirare un’atmosfera di profonda decadenza, sono la cantina e un magazzino esterno. Probabilmente villa Collins è stata riutilizzata negli anni successivi, data la presenza di alcuni elementi più moderni e tracce di alimentazione elettrica.
Gli ultimi anni di Emma Collins hanno alimentato fantasie e dicerie mai realmente accertate, comunque “ufficializzate” da un articolo pubblicato sul New York Times nel 1908 da un amico intimo di Garibaldi, Achile Fazzari, che parlava della vedova come di una vera e propria “amante”, una relazione inizialmente platonica poi palesatasi dopo la scomparsa del marito, senza tuttavia fornire troppi dettagli. “Io ho visto le numerose lettere che ella scrisse all’eroe. Datano dal 1860 e continuano per alcuni anni […] Lasciamo questa storia nel suo mistero. Io non so perché ho sollevato un angolo del velo”.
Non esattamente giornalismo d’assalto, dunque, un dire e non dire che lascia la questione aperta più a ulteriori interrogativi che risposte, fili sparsi su cui la stampa dell’epoca ha ampiamente ricamato. Le investigazioni giallorosa proseguono con l’analisi di biglietti e lettere sia ereditate da Fanny, nipote della Collins, sia custodite negli archivi del Vittoriano, a Roma, a cui non abbiamo accesso. Missive riferite come “affettuose” e “confidenziali”, come però era di norma nei dialoghi tra gentiluomini e gentildonne dell’epoca.
Come gran parte delle vicende umane, anche questa storia viene inghiottita dagli abissi del Tempo. Non sapremo mai se e cosa ci sia davvero stato tra i due, personalità vicine ma allo stesso tempo estremamente distanti. Preferiamo rimanere nel dubbio e non cadere nel facile sensazionalismo, anche se è inevitabile ammettere una certa suggestione, sostenuta dal fatto che casa Collins e casa Garibaldi, separate da un mare più o meno metaforico, siano visibili dalle rispettive finestre e continuano ancora oggi a guardarsi tra loro.
Dove si trova: sulla collina sovrastante il Passo della Moneta, all’estremità sud-est dell’isola di La Maddalena (SS). Google Maps.TRIPinVIEW.